Alla vigilia della 48° settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre, Caritas Italiana ha pubblicato un dossier con dati e testimonianze sul tema lavoro a livello globale.
Il lavoro non è solo in funzione della sopravvivenza, ma è una parte fondamentale della persona umana e del suo “stare nel mondo”. Cambiano le condizioni in cui il lavoro si sviluppa, i suoi vincoli, le sue prospettive. Una cosa, però, non può cambiare: il rispetto della dignità umana e l’orientamento al bene comune.
È fondamentale cogliere la sfida di standard minimi di lavoro per tutte le donne e gli uomini del pianeta, in particolare lottando contro le schiavitù moderne. Che non sono fenomeni del passato ma purtroppo realtà ancora diffuse.
Nel mondo vi sono quasi 25 milioni di persone in situazione di lavoro forzato, di cui 16,5 milioni in Asia e Pacifico, 3,4 milioni in Africa, 3,2 milioni in Europa e Asia centrale, 1,3 milioni nelle Americhe e 350.000 nei Paesi arabi.
Anche l’Italia è afflitta da questa piaga. Basti pensare al fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori stagionali e del caporalato, con un costo per le casse dello Stato, in termini di evasione contributiva, non inferiore ai 600 milioni di euro l’anno. Sono almeno 400 mila lavoratori agricoli (3/4 stranieri) che quotidianamente si mettono nelle mani del caporale di turno pur di fare la giornata.
La schiavitù, in tutte le sue forme, è dunque un fenomeno globale, anche se particolarmente diffuso nel continente asiatico. Il Paese con la più alta percentuale di popolazione in stato di schiavitù (4,3%) è la Corea del Nord. l’India, pur non essendo il primo Paese per percentuale di schiavi rispetto alla popolazione complessiva, ospita comunque l’impressionante numero di 18,3 milioni di schiavi.
Sono cinque le sfide a cui occorre rispondere in Asia, ma anche nel resto del mondo, per percorrere la strada dei diritti e della dignità: la sicurezza e le condizioni del lavoro; i salari troppo bassi; il lavoro minorile; i fenomeni di acquisizione ed espropriazione delle terre; la disparità di trattamento tra uomini e donne.
Un lavoro decente richiede efficaci politiche pubbliche: serve una responsabilità diffusa per una iniziativa privata rispettosa delle persone, ma anche un quadro normativo e iniziative pubbliche che tutelino efficacemente i diritti, soprattutto dei più deboli. Per un “lavoro degno” è necessario assumere la responsabilità di un percorso che superi le tensioni tra la realizzazione del diritto dei lavoratori, dell’impresa e del “bene comune”.
Per un lavoro dignitoso. Dossier di Caritas Italiana su diritti in Asia e nel mondo