Pubblichiamo una sintetica presentazione di Oeconomicae et pecuniariae quaestiones (OPQ), ad opera del Card. Donald Wuerl, arcivescovo di Washington e membro della Congregazione della Dottrina della Fede, proposta nei giorni scorsi su L’Osservatore Romano.
Il documento recentemente pubblicato dalla Congregazione per la dottrina della fede, intitolato Oeconomicae et pecuniariae quaestiones, si pone al servizio della Chiesa universale nell’invitare a una riflessione attenta alla dimensione etica dei sistemi finanziari. Tali sistemi hanno subìto, dalla seconda metà del ventesimo secolo in poi, una crescita esponenziale, senza però che a questa si sia accompagnato il corrispettivo sviluppo di quei meccanismi di regolamento essenziali affinché il mondo del mercato rimanga veramente al servizio dell’uomo e del bene comune. In maniera particolare, desta preoccupazione la creazione di nuovi strumenti finanziari studiati per la massimizzazione del profitto, che spesso creano rischi ingenti per i consumatori e per il sistema economico stesso, e che sono difficilmente soggetti a una valutazione etica.
Vorrei prima di tutto sottolineare che il documento sviluppa una traiettoria di pensiero accennata già da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Il Santo Padre, nelle prime pagine di questo documento, esprime il desiderio che le sue riflessioni possano essere un invito alla cooperazione: «In questa enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune» (Laudato si’, 3). Lo sviluppo integrale della persona umana richiede infatti un’apertura di pensiero, e un dialogo illuminato dalla fede, tra le varie discipline accademiche, per permettere quella crescita organica della società che, in tutti i suoi aspetti, valorizzi la persona umana e la sua dignità intrinseca.
Al cuore di questo documento vi è la chiamata diretta a tutti coloro che operano nel settore finanziario ad avere sempre presente il fatto che le loro azioni devono essere guidate da certi principi morali che possano trascendere le dinamiche del profitto e del tornaconto personale. In breve, con questo documento la Chiesa vuole far sentire la sua voce in un ambiente che per molti aspetti sembra essere impermeabile a considerazioni di carattere etico, fornendo nel contempo le linee guida per discernere, nel vasto campo di possibilità che si aprono al mondo della finanza, ciò che è possibile fare da ciò che è giusto fare.
La legittimità del ruolo della Chiesa nel delineare i principi etici applicabili agli specifici settori della finanza si basa su due argomenti correlati. Primo: nessun settore della società può rimanere estraneo a un’etica fondata sulla libertà, la verità, la giustizia e la solidarietà, dato che queste derivano dal corretto funzionamento della ragione. Tuttavia, la ragione deve essere essa stessa illuminata e purificata, ed è compito della Chiesa fornire alla società la corretta visione antropologica che si presuppone allo sviluppo di un sistema di valori. Secondo: la redenzione di Cristo non solo ha riscattato la persona individuale ma anche le relazioni sociali, in modo che una trasformazione personale ha necessariamente delle conseguenze a livello sociale. Per questo motivo, l’annuncio della buona notizia da parte della Chiesa ha un impatto essenziale nella trasformazione dell’ordine temporale, e in particolare del mondo dei mercati finanziari.
Il documento si apre con una sezione in cui vengono espressi i fondamenti di una riflessione etica nel campo dell’economia, derivandone alcuni principi fondamentali. A questa prima parte segue l’applicazione di tali principi ai vari campi del sistema economico e ai vari strumenti finanziari, valutandone l’eticità e designando una traiettoria di correzione laddove necessario.
Vorrei soffermarmi brevemente sulla prima parte del documento sottolineando la descrizione di alcuni aspetti chiave del sistema economico che mettono in luce la necessità di un intervento del magistero.
I sistemi che danno vita e sostengono i mercati e il mondo delle finanze non sono basati su dinamiche autonome o su tecnologie specifiche, ma sono innanzitutto il risultato di relazioni umane e quindi sono basate sulla libertà umana. Per questo motivo, il mondo dell’economia ha bisogno di un sistema etico che riconosca il valore intrinseco della persona umana.
Come corollario al primo punto, diventa necessario sviluppare una corretta antropologia, in grado di plasmare il sistema etico chiamato a delineare i fondamenti di un sistema di autoregolazione del mondo dei mercati. Tale antropologia deve evidenziare l’aspetto relazionale della persona umana e la rilevanza dei beni immateriali, che sono altrettanto preziosi per il conseguimento del bene comune come lo sono i beni materiali.
Un’antropologia relazionale è essenziale per bilanciare le dinamiche del sistema economico, dato che aiuta a vedere la necessità di considerare l’altra persona come un partner, piuttosto che come un concorrente, e consentendo in tal modo lo sviluppo di strategie economiche che mirano a ottenere il fiorire globale della comunità mondiale, piuttosto che aumentare gli interessi di un gruppo elitario.
Una specifica antropologia cristiana consentirà una salutare definizione del benessere di un paese, non semplicemente basandola sulla produzione interna lorda (Pil), ma includendo altri valori umani fondamentali. Tale valutazione del benessere si basa infatti su una determinazione del bene comune che non può prescindere da quei valori.
È evidente che i mercati non hanno una struttura auto-regolativa intrinseca. Ogni mezzo concepito per potenziare l’efficienza allocativa dei mercati è ammissibile a condizione che non violi la dignità della persona umana. Tuttavia, alcuni di questi mezzi, sebbene non esplicitamente contrari al benessere della persona, mostrano una «prossimità immorale». Ciò è particolarmente vero nel contesto del rapporto tra venditore e acquirente. Nell’attuale struttura complessa del sistema che regola le transazioni finanziarie, infatti, vi è una marcata asimmetria tra venditore e acquirente, che pone l’acquirente in una posizione di inferiorità, creando così varie situazioni per il possibile sfruttamento dei consumatori. Data tale incapacità di autoregolarsi, a partire da un sistema di valori intrinseco, la necessità di un dialogo con la fede diviene palese.
Il presente documento, si configura quindi come un valido sussidio diretto certamente a tutti gli operatori del mondo delle finanze, ma in maniera speciale a tutti coloro che si occupano di finanze in ambienti diocesani e nel campo dell’educazione. La fisionomia del sistema economico, infatti, fondato principalmente sul libero mercato e sulla massimizzazione del profitto, rende questo ambiente per così dire impermeabile a considerazioni etiche. Come viene notato nel documento, infatti, le istanze etiche sono spesso percepite come estrinseche e giustapposte alla logica imprenditoriale, e questo è specialmente evidente in campo accademico. Ritengo che la correzione di quelle tendenze del sistema economico, identificate nel testo come nocive al benessere dei popoli, possano essere corrette tramite un cambio di mentalità degli operatori finanziari e di tutte le parti interessate. Tale cambio di mentalità deve cominciare nell’ambito educativo, per mettere radici profonde e ricostituire una visione morale del sistema economico partendo dalle basi.
Così come nelle facoltà di medicina e negli ospedali vi sono corsi specifici per l’insegnamento dell’etica medica, e consigli per la revisione di questioni morali relative alle pratiche mediche eseguite nell’ospedale, allo stesso modo sembra ormai necessario che anche le facoltà universitarie di economia e business administration possano sviluppare una componente etica nei loro programmi. Similmente le grandi compagnie e società che operano nel settore dei mercati, e che si avvalgono regolarmente della consulenza di un dipartimento legale nella revisione delle loro transazioni, potrebbero dotarsi di un dipartimento etico che vigili sulla liceità delle tecniche di mercato utilizzate e degli strumenti finanziari sviluppati dalla compagnia.
È auspicabile quindi che la pubblicazione di questo documento promuova lo sviluppo in contesti universitari di curricula di studio che possano sviluppare le linee di pensiero presentate dal documento e ampliare lo studio, e l’applicazione dei principi enunciati, ai campi specifici del sistema economico a cui si riferiscono. Pertanto, anche se questo documento presenta delle sfide a causa della complessità della materia trattata, la sua pubblicazione risulta quanto mai tempestiva, dato l’impatto del mondo dell’economia sulla vita e sul futuro delle nazioni in tutto il mondo.
(da L’Osservatore Romano 2-3 giugno 2018)