“Non esiste una vita che possiamo privatizzare: la vita è comune in ogni caso, sempre. E non conta la previsione, se riusciremo in questo o no, non è necessario fare un calcolo delle probabilità; conta la scelta della responsabilità che ci rende efficaci. Oggi, proprio in questo tempo così delicato, siamo nella condizione ideale per spezzare una suggestione: la suggestione di essere impotenti di fronte alle tendenze del potere attuale, che nega i diritti e ostenta la criminalizzazione della solidarietà e dell’accoglienza. Essere preda di questa suggestione di impotenza significa rinchiuderci egoisticamente nei nostri confini. La realtà fiorisce invece nell’adesione al bene concreto, fatto di fiducia, accoglienza, solidarietà, educazione.”
“Perché gli italiani non vogliono accogliere? Forse perché è da tempo che non sono accolti, è da tempo che si vedono negare diritti e servizi. Abbiamo in fondo tutti perso fiducia nella partecipazione. Wisława Szymborska diceva “Tu ed io siamo diversi come due gocce d’acqua”: il mondo è lo stesso, il pianeta e la natura sono gli stessi per tutti, l’umanità è la stessa. L’effetto del nostro essere prigionieri di quella suggestione ci fa sentire le forze della prepotenza e dell’ignoranza come più potenti di quel che in realtà sono. Ecco perché dobbiamo tornare ad immaginare: l’immaginazione non è una fantasia astratta, non è una fuga dalla realtà o una compensazione alle frustrazioni che si subiscono. L’immaginazione consiste invece nella capacità di restare in contatto con quell’invisibile che è al di sotto della realtà, nascosto nella sua profondità e che ci indica la presenza del futuro”.
“Siamo abituati a pensare il futuro davanti a noi come una linea che si srotola, ma invece il futuro è accanto, è al nostro fianco: futuro è quando noi riusciamo a cambiare lo sguardo e il modo di essere nella realtà. Proprio qui interviene l’immaginazione che ci permette di trasfigurare, di anticipare: l’immaginazione è una capacità trasversale, che dà respiro all’affettività, alla ragione e alla coscienza dell’uomo. L’immaginazione è capace di vedere una dimensione nuova della realtà, di trovare la via di un bene alternativo.”
“Finché interiormente resteremo convinti che siamo soli e che la solitudine sia la condizione normale della vita, l’unico antidoto che riterremo credibile sarà il potere, e ci abbasseremo quindi ad essere schiavi del potere. Dobbiamo invece uscire da questo sepolcro dell’individualismo, dalla disperazione di chi non crede che le relazioni siano la sostanza della vita, per sperimentare una modalità comunitaria di esistenza. Vivere nell’individualismo, vivere solo per sé stessi è un ergastolo: la vita vera è dedicarsi agli altri, esprimere quella passione per la vita che nasce quando la nostra esistenza diventa transitiva, quando cioè ti prendi cura di altri e questi altri li pensi nel bene comune. Allora la vera democrazia ci chiede di uscire di casa, ci chiede di incontrarci, di ricominciare a progettare e di sognare una società diversa. Non è questo il tempo dello sgomento, né della nostalgia, ma il tempo del coraggio e della passione, è il tempo di fare un progetto ampio, ospitale e che soprattutto accolga in sé la dignità umana e la dignità della natura.”
Frammenti dell’intervento di Roberto Mancini, filosofo, docente universitario e saggista, nel corso del convegno “Tornare ad immaginare” (Pieve di Romena, 3-4 novembre 2018).