L’uomo post moderno è divenuto estremamente critico e scettico, indifferente e distante. I dogmi non gli interessano più, la morale lo indispone, i discorsi lo infastidiscono, il proselitismo lo offende. Tutto è sospetto, mal compreso, caricaturale.
Cosa resta allora? Resta la bellezza. La bellezza trascende l’uomo.
Essa non ha linguaggio, parla ad ogni altura, non veicola un proclama di fede o un valore morale ma essa parla. Parla al cuore e allo Spirito, parla in silenzio e in profondità e, poco a poco, rivela una presenza. La presenza nascosta ma quanto segretamente ricercata di colui che è ne è la sorgente.
Mozart, Bach, Beethoven, essi stessi – come molti artisti – parlano di Dio, spesso senza neanche nominarlo espressamente.
Non potremmo dire la stessa cosa della liturgia? Essa canta la bellezza.
Così pure la Parola, la preghiera.
Se solo ce ne rendessimo conto!(da un’intervista di Daniele Rocchetti a Pierre-Marie Delfieux, fondatore della Fraternità di Gerusalemme)