Il tema del prossimo e dei suoi bisogni – il fine della missione politica – è tornato a essere oggetto della riflessione di molti autorevoli uomini di cultura. La vicinanza, a livello sociale, è avvertita come un pericolo, mentre la lontananza è considerata una (pseudo)salvezza.
Se nel passato incontrare da vicino uno straniero era una ricchezza, oggi ciò si è trasformato in una sorta di minaccia.
Questa nuova dimensione antropologica trova un terreno fertile nella comunicazione in Rete, che favorisce i rapporti tra lontani e la lontananza tra vicini, fra chi vive nella stessa città, nella stessa via, lavora nello stesso ufficio o abita nella stessa casa.
Questa dinamica di allontanamento si riflette anche nello spazio vitale dell’interiorità, che l’uomo contemporaneo abita sempre meno, a causa dei ritmi di vita e degli impegni.
È da qui che crescono in lui la fiducia o la paura. Così, per governare i processi umani gli attori politici sono chiamati a riconoscere la dimensione di «prossimità», che cambia la prospettiva sul lontano e sul diverso.
Si distinguono positivamente i politici che amministrano conoscendo le persone e il territorio, quelli chiamati alla realizzazione di progetti inclusivi e alla coesione sociale, quelli che costruiscono comunità e comprendono i bisogni dei loro «vicini».
(Francesco Occhetta in Parole di Economia Civile)