“Noi vogliamo e dobbiamo esserci per ascoltare le voci delle nostre popolazioni, dei giovani, delle famiglie e darne eco”. Così il Cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, nel corso della Celebrazione Eucaristica che, il 9 febbraio scorso, ha aperto la seconda giornata del convegno “Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel Sud?”.
L’appuntamento organizzato a Napoli dalle Conferenze episcopali di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, è una delle tappe nazionali in preparazione alla 48ª Settimana sociale “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale” (Cagliari, 26-29 ottobre 2017).
“Un onore per me essere qui per questo significativo appuntamento – ha esordito Bagnasco – come vescovi siamo coscienti di non poter risolvere un problema più grande di noi e che competono autorità politiche e amministrative, mondo imprenditoriale, burocrazia, ma siamo anche coscienti del nostro compito di stare vicini alla gente nella sua vita come Gesù ci ha insegnato e il Santo Padre sollecita continuamente”.
Il presidente della C.E.I. ha detto che i vescovi devono “condividere i pesi, infondere speranza, alimentare coraggio e intraprendenza affinché nessuno, qualunque età abbia, si arrenda e rimanga ai bordi della vita” e aggiunge: “ a volte vorremmo avere il potere taumaturgico di Gesù”.
Per Bagnasco è importante “in un mondo conflittuale e individualista come il nostro, promuovere la cultura della collaborazione, del rispetto e del reciproco sostegno” aderendo al passo della Genesi in cui sta scritto “non è bene che l’uomo sia solo” e tenendo conto che “Dio non è solitario, è comunione e noi veniamo inesorabilmente da lì”.
Partendo poi dal Vangelo del giorno, il Cardinale ha affrontato il tema del maligno, che “mira a dividerci anche dall’interno di noi stessi creando smarrimento, confusione, sfiducia e angoscia, fino a porre in questione la nostra stessa dignità di persone, il senso della nostra vita, la stima di noi stessi, la fiducia nelle nostre possibilità”. Il presidente della C.E.I. ha portato anche il saluto e la vicinanza di tutti i vescovi italiani “nella comune preoccupazione per una questione che riveste gravità e urgenze crescenti”.
Il compito della Chiesa è affiancare le istituzioni, le quali “hanno gravi e grandi responsabilità, ma senza questa rete di popolo operoso nulla potranno fare”.
Il concetto di ‘popolo operoso’ è ritornato anche nella conclusione dell’omelia di Bagnasco, che ha sottolineato come esso “nella storia ha condotto su strade di coraggio, di fiducia, di giustizia e di pace. E se esiste qualcuno che, per ragioni di vita, è maggiormente capace di questo, ha più energia, forza e intraprendenza ed entusiasmo sono i giovani”. E nello spirito del convegno delle Chiese del Sud, ai giovani presenti ha detto: “Non lasciate che qualcuno uccida la speranza dei vostri cuori. Il lavoro dà dignità all’uomo, ma anche la dignità umana riscatta il lavoro”.
Riportiamo di seguito il testo del Messaggio dei Vescovi ai giovani del Sud, diffuso a conclusione della due giorni napoletana:
Noi Vescovi del Sud siamo convenuti tutti a Napoli per affrontare la penosa e drammatica congiuntura della perdita del lavoro, della disoccupazione, dell’angosciante delusione di larghe schiere di giovani, della pesante ricaduta sulle famiglie. In particolare, a voi giovani del Sud rivolgiamo la nostra personale attenzione e la sollecitudine pastorale di tutte le nostre chiese. Conosciamo il vostro disagio di vivere in un contesto sociale che non favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro e non offre prospettive incoraggianti. Grande è la nostra apprensione per la vostra vita e per le vostre attese, perché siamo consapevoli che la precarietà genera una diffusa instabilità, letale per la vostra intera esistenza e per la tenuta stessa della nostra convivenza civile. Vogliamo darvi atto, carissimi giovani, che in un momento di diffusa crisi sociale, di fronte alle difficoltà a trovare soluzioni e alle numerose contraddizioni degli adulti, non vi siete arresi. Anzi, avete continuato a credere nel ruolo dello Stato e a sperare. Nonostante l’incertezza del domani non vi siete persi d’animo e avete cercato di inventarvi nuove strade, anche quelle che portano fuori dalla propria terra. Con il rischio reale della desertificazione del Sud e della perdita di risorse umane fresche e di intelligenze. Ma tanti di voi hanno resistito e si sono anche attivati con coraggio e creatività. Per questo c’è da ammirarvi, anche per l’entusiasmo che sapete trasmetterci e che dovete testimoniare sempre più, dando prova dei vostri talenti, portando avanti progetti e iniziative in una logica anche imprenditoriale ed avendo il coraggio di rischiare. Siamo sicuri che non tradirete la forza della vostra età e delle vostre idee. Puntando su di voi vinceremo la scommessa di dar inizio a un mondo nuovo, in sintonia con l’utopia del Vangelo. La nostra società ha oggi bisogno del vostro protagonismo. Per ritrovare nuovo vigore. Per riacquistare la voglia di cambiare. Per aprire nuove piste. Siamo convinti che far leva sui giovani sia un atto di lucidità politica, al quale non si vorranno e non si dovranno sottrarre le istituzioni centrali e regionali, deputate a creare le condizioni per incrementare l’occupazione al Sud. A tale scopo bisogna sgombrare il campo dalle logiche del clientelismo, dalle lentezze della burocrazia, dalla invadenza della malavita organizzata. Ma è necessario soprattutto fare spazio alle nuove frontiere del lavoro, sviluppando modelli organizzativi in linea con l’evoluzione della società e della tecnologia. Per questo rivolgiamo alle istituzioni competenti un caloroso e pressante appello ad intervenire con urgenza e concretezza, mediante politiche appropriate. Oggi più che domani. Perché domani forse sarà troppo tardi. Questo impegno è per la società civile un atto di responsabilità. Per molti anni essa ha organizzato il suo benessere a debito sulle generazioni future, permettendosi un livello di vita al di sopra delle sue possibilità. E’ immorale mettere in piedi un modello di sviluppo che mortifica la dignità umana e trasforma il lavoro in una merce qualsiasi. Occorre avere rispetto per i giovani e dare anche a loro quelle opportunità professionali, lavorative e sociali che hanno avuto i loro padri. Il Sud non è privo di risorse: il turismo, l’agricoltura, i beni culturali sono solo alcuni capitoli del suo immenso patrimonio. La sua posizione al centro del Mediterraneo può rappresentare un’opportunità unica di sviluppo. Ma la risorsa più grande siete proprio voi giovani, che, anche se culturalmente preparati e formati, siete costretti spesso a cercare all’estero quello che non trovate in patria. Per le chiese del Sud questo nuovo corso sarà un atto di coraggio pastorale. Coinvolgere i giovani, professionisti e lavoratori, direttamente nell’azione pastorale delle chiese significa renderla più concreta e funzionale rispetto all’intera comunità e al bene comune, che dobbiamo difendere e promuovere dicendo e praticando anche un netto no alle mafie, alle illegalità, alla corruzione e alla violenza. In più, mettere al centro i giovani vorrà dire immettere nel tessuto comunitario la loro capacità di aggregarsi, l’abilità di comunicare con semplicità e di andare al cuore dei problemi. Con questo spirito, confortato dal confronto, dalle idee e dalle proposte di cui si è fatto portatore questo Convegno di tutte le Chiese del Sud a Napoli, vogliamo augurare a voi giovani un futuro radioso, quale meritate, mentre rinnoviamo un accorato appello a tutte le Forze politiche e sociali di operare in funzione di un lavoro “libero, creativo, partecipativo e solidale”, come ne parla Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. A voi, cari giovani, assicuriamo che non vi perderemo di vista e che vi affiancheremo nel vostro cammino; potete contare sempre sulla nostra concreta, vigile, paterna vicinanza, nella realizzazione delle vostre legittime aspirazioni. (Napoli, 9 febbraio 2017)